Folk archive


La nostra cultura è satura di segni. Il compito dell'uomo contemporaneo è quindi titanico: decifrare e ancora decifrare, nel sospetto che sotto non ci sia più nulla di autentico, nessuna realtà di riferimento che dia senso a questa proliferazione. Basta pensare alle famigerate tags dei writers, ostinati ne ripetere il proprio nome su ogni superficie disponibile, variando impercettibilmente solo il lettering secondo stili ormai convenzionali e assurdi nella loro ripetitività. Allo stesso modo brand e loghi commerciali vorrebbero riflettere lo "spirito" aziendale e le caratteristiche di un prodotto, ma che si tratti di cibo o di abbigliamento lo scopo - mistificato - è solo uno: il profitto. E poi i segni dell'arte, spesso ridotti a citare il citazionismo o a celebrare la vuota perfezione formale. O ancora la retorica e la gestualità della politica, dell'informazione, le banalizzazioni statistiche, l'enfasi mediatica e "il mezzo è il messaggio". Questa cronica mise en abyme dei significati, questa costante mistificazione di qualsiasi realtà a favore dell'autosufficienza del segno sono i connotati di un'epoca oscura ed artefatta. Il sublime cinismo di Warhol ne è lo specchio, l'uso spregiudicato dell'immaginario popolare ne è la cifra. Per questo un'operazione come quella condotta dai britannici Jeremy Deller e Alan Kane va accolta come una salutare ridefinizione nella gerarchia dei segni. Da circa dieci anni questi due artisti/antropologi accumulano materiali
para-artistici (mi si passi il neologismo) provenienti dalle fonti più improbabili. I due infatti hanno messo su un archivio in costante aggiornamento che raccoglie e documenta la sfrenata creatività popolare e ultra-kitsch di chi non ha normalmente nulla a che fare con gallerie e musei.


Le bizzarrie, ovviamente, si sprecano: dai costumi del wrestling al giardinaggio, dalle decorazioni carnevalesche alle processioni laiche e religiose, riti, usanze, costumi, passando per striscioni e slogan politici, microadvertising, tatuaggi e le infinite customizzazioni tamarre di moto, auto e caschi (addirittura un sidecar delle pompe funebri!). E poi gadgets, riviste, o case e strade decorate da artisti improvvisati e completamente disinteressati alle regole accademiche o al semplice...buon gusto. D'altra parte il confine con il trash è già stato ampiamente superato e di conseguenza accettato nel sistema dell'arte (basta pensare a Koons), tuttavia quest'operazione è qualcosa in più della goliardia e del distacco snob e intelletualoide che pure si potrebbe imputare a Deller e Kane. Il Folk Archive, patrocinato dal British Council e passato anche dal PAC di Milano nel 2009, è una straordinaria testimonianza della vitalità e della creatività dello spirito umano al di fuori di ogni convenzione, in particolare al di fuori di ciò che è diventato il sistema dell'arte occidentale nel corso dei secoli. E' ottusa, è sporca (in fondo è la patria del punk) ma questa è la Gran Bretagna vista attraverso gli occhi e lo spirito estetico popolare. Di certo c'è che sotto questi segni c'è una realtà viva e pulsante, un'urgenza creativa pura e disinteressata. Si può dire altrettanto di alcune forme ufficiali dell'arte contemporanea?



Una parte della documentazione del Folk Archive è online:


http://www.britishcouncil.org/folkarchive/folk.html

1 commento:

  1. Sicuramente la rivalutazione e l'esaltazione del folk costituiscono una contromisura alla sclerosi del brand, del marchio o della tag ripetuta ad infinito. Come a dire che cio' che e' vivo dei segni giace in sordina sotto la sintassi ufficiale dei segni stessi. E' la rivalutazione del freak nel suo senso piu' dinamico.
    Eppure, riflettevo proprio in questi giorni sulla banalita' e sulla essenzialita' di certi nostri bisogni, bisogni che si vanno poi a specchiare nel nostro modo di percepire e produrre arte. Pensavo ai preziosi, ai gioelli, ad esempio, in arte, al loro significato in arte. Per quale motivo, vedi Hirst e il suo teschio di diamanti, utilizzare i diamanti o l'oro in un lavoro? Cosa ci spinge, che significato ha? La risposta che mi sono dato e' che il significato dell'oro o del diamante, risiede non tanto nell'oro o nel diamante fisici, ma nell'idea di Oro e di Diamante con la maiuscola. Insieme all'oro o al diamante in arte mi e' sembrato di trovare il desiderio, quasi la spinta endocrina vero l'eldorado, verso l'idea stessa di soddisfazione e di benessere. Ecco, ora, come il Folk costituisce la contromisura e la variante che disinnesca la sclerosi della ripetizione, l'idea di Oro o di eldorado costituisce il motore endocrino, il principio di piacere che giustifica all'infinito la ripetizione di cio' che ci auguriamo. Come la ricerca costituisce una variante su quello che e' stato gia' ricercato, cosi' la ripetizione del mantra dell'oro costituisce un bisogno radicale e basilare, la ripetizione e la recita continua della parola Oro, o benessere o realizzazione.

    Cosi' tanto per chiacchierare.
    Un saluto.

    Leez.

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