Nicola Samorì. Fegefeuer


22 settembre - 2 dicembre 2012

Kunsthalle Tübingen (DE)

A cura di Daniel J. Schreiber - testi di Davide W. Pairone e Alberto Zanchetta



Aron Demetz. Il Radicante

Nell'opera di Aron Demetz il tema della figura umana e la comprensione profonda della materia scultorea valgono come chiavi d'accesso ad un linguaggio universale che scardina l'aut aut fra localismo e globalizzazione, fra tradizione e contemporaneità.

Del multiplo, dell'archivio. La collezione Peruzzi

Fino a pochi anni fa le bolle speculative dell'arte annegavano in una contagiosa euforia i discorsi sul valore dell'opera, sui criteri di selezione ed accesso ai mercati, sulla storiografia critica ancella dei poteri economici. Oggi, mentre le blue chips evaporano e gli investimenti in arte si orientano su nomi consolidati, si torna a parlare di gusto, giudizio, canone e valore. Il punto di vista di Vittorio Peruzzi, collezionista di opere seriali del '900 italiano, è in questo senso particolarmente prezioso poiché offre riflessioni attente su trasformazioni e persistenze del mercato, su valore e aura delle opere moltiplicate, sul gusto individuale e la responsabilità del collezionista.

Muse dal sottosuolo. Naives, bruts e outsiders

di Davide W. Pairone
articolo pubblicato su La Forma 08


La Musa degli ultimi, che un tempo suggeriva opere e linguaggi inauditi corrodendo accademie e norme estetiche, oggi è la baldracca multiforme dei più.

Zoran Music. Da Bisanzio a Dachau (2 di 2)


(continua)
Realizzare il manylion della morte, crearne un'immagine che sia icona ed essenza. Difficile immaginare compito più arduo per un artista; pochi nella storia, fra questi Goya, hanno scrutato nel fondo dell'abisso anziché fermarsi all'emblema, alla catarsi del tradizionale memento mori.

Zoran Music. Da Bisanzio a Dachau (1 di 2)

«6.4311 - La morte non è evento della vita. La morte non si vive».

L. Wittgenstein

   Zoran Music è vissuto nel tempo in cui le essenze sono sbiadite e la ruvida, opaca dimensione del linguaggio ha preso il sopravvento sulla dimensione dell'umano. Una corrente dominante, seppure non esclusiva, della cultura novecentesca ha preteso di dissolvere l'espressione e la singolarità dell'esistenza in favore di un utopico metalinguaggio, un'interpretazione infinita dei codici che si risolve nella vertigine dell'archivio borgesiano, dell'enciclopedia e del sapere estensivo che annulla le differenze. Qui, secondo Foucault, restano solo le preoccupazioni dei filologi e dei formalisti, in un luogo impersonale dove l'arte non è che gioco linguistico, variazione infinita di sintassi. La scomposizione e ricomposizione del mondo sensibile è il programma di ricerca dell' impressionismo e del cubismo, la riduzione ad elementi primari e moduli accomuna l'astrazione e l'arte minimal; e Music non è del tutto estraneo a questa temperie.
   Pittore di memorie, dolori, legami, solitudini e sentimenti secondo le apparenze più superficiali, fin dagli esordi esprime una preoccupazione di tipo linguistico. I temi si impongono all'artista in virtù di una sensibilità sottile e di uno sguardo acuto che trapassano la memoria, ne scorgono i nuclei essenziali e la funzione individuante: «Ritrovando il paesaggio della mia infanzia, mi sono ritrovato io stesso. (...) Ma mi mancava l'essenziale, perché se avevo trovato il tema, ero ancora lontano dall'aver trovato un mio linguaggio per esprimerlo». Music torna spesso su questa metamorfosi della terra in esistenza e sull'alchimia dell'arte che sublima il  tempo e la materia: